La leggenda del Bucaneve
Narra la leggenda che tanti e tanti anni fa, al ritorno dall’ennesimo viaggio sulla terra, il giovane principe Bucaneve udì una fanciulla cantare e, di quel canto, si innamorò perdutamente.
Arrivato nel Paese dell’Inverno, chiese a Re Gelo, suo padre, il permesso di sposarla ma questi, brontolando cupi presagi, rispose che il loro amore non aveva speranza perché la fanciulla era la principessa Primavera e abitava la regione dei venti e dei fiori mentre lui, Bucaneve, era il principe delle nebbie e del gelo…
“Scordati, figlio mio, questa pazzia!” tuonò cupamente Re Gelo.
Passò, così, un altro inverno lungo e silenzioso, ma il cuore di Bucaneve, abitato dalle brume del mattino, non riusciva proprio a dimenticare così, alle prime avvisaglie della nuova stagione, il giovane principe decise di attardare un po’ il suo ritorno.
Lungo il sentiero ancora impreziosito da luminosi cristalli di ghiaccio, attese l’arrivo di Primavera… e lei arrivò, leggera, accompagnata da un canto gioioso.
Bucaneve, nascosto tra i cespugli, riconobbe l’Amore.
Il capo inghirlandato da piccoli fiori, la sottile veste di aliti di vento, i ridenti occhi di azzurro marzolino… la bella principessa incantò per sempre il giovane principe.
Da lontano, il richiamo di Re Gelo giunse cupo, come brontolio di tuono, per ricordargli che doveva affrettarsi a rientrare nel Paese dell’Inverno… ma Bucaneve non lo ascoltò e continuò a perdersi negli occhi di Primavera che, a piccoli passi, si avvicinava danzando.
Giunta accanto al cespuglio, un brivido increspò le braccia nude. Poi, incerta, guardò intorno e… finalmente lo vide.
Avvolto nel mantello di candida neve, la corona scintillante di brina, fiera sul capo, la spada di ghiaccio, splendete al fianco e due meravigliosi occhi cerulei e inquieti come la tormenta… il giovane rapì per sempre il cuore della principessa.
Intorno, come richiamato da un evento magico e misterioso, tutto tacque e il mondo si incantò negli occhi dei due innamorati.
Per non ferire a morte il Signore dell’Inverno, il sole nascose i suoi raggi dietro le nuvole e il gelido vento, che seguiva sempre Bucaneve, per non assiderare Primavera, andò a fare mulinelli più lontano.
Allora il principe avvolse nel soffice mantello la fanciulla e si tennero stretti a lungo, giurandosi eterno amore.
Quando il sole fece nuovamente capolino tra le nuvole, Bucaneve baciò Primavera e “Non temere” le disse “perché alla fine di ogni inverno tarderò di un giorno il mio ritorno nel Paese del Gelo e quando arriverai io sarò qui ad aspettarti”. Poi, rapito per sempre dal vento di tormenta che lo nascose, svanì tra le nebbie…
E lei, rimasta sola, chinò il capo e pianse. Ma quando una lacrima toccò il terreno, tra le impronte di neve lasciate dall’amato spuntò un piccolo fiore bianco, dai petali delicati, che Primavera raccolse e strinse al petto, nuovamente felice…
… E da allora, ogni fine inverno, nei campi scintillanti di brina sboccia un piccolo fiore, che qualcuno ancora chiama Bucaneve per ricordare la promessa fatta dal giovane principe dell’Inverno alla bella principessa Primavera.
LA FILOSOFIA DI MONTAGNE SELVAGGE
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