Le prime escursioni invernali sul Velino e sul Sirente (1881)
Tra il 19 e il 27 febbraio 1881, Enrico Abbate e Edoardo Martinori, rispettivamente segretario e vice presidente della sezione di Roma del Club Alpino Italiano, intrapresero un cammino nel selvaggio Abruzzo, alla scoperta di montagna innevate e luoghi incantati, godendo delle preziose indicazioni della gente, umile e ospitale, incontrata nelle diverse tappe del viaggio.
Grazie alla loro esperienza scalarono per la prima volta in inverno il Monte Velino e il Monte Sirente, per poi scendere dalla Valle Subequana e giungere a Scanno, attraverso le Gole del Sagittario, e infine al Piano delle Cinque Miglia.
La relazione di quel viaggio è ancora oggi un piccolo capolavoro di letteratura alpinistica, testimonianza di una delle imprese che in quegli anni avevano consentito alla sezione di Roma di portarsi all’avanguardia delle ascese invernali.
Il libro “Escursioni ed ascensioni iemali nell’Abruzzo Ulteriore II. Le prime escursioni invernali sul Velino e sul Sirente (1881)” racconta questo magnifico viaggio con le parole dei protagonisti di allora.
Da parte mia, mi sono occupato della presentazione sul libro che riporto qui di seguito:
“Se sei un uomo libero, allora sei pronto a metterti in cammino”.
Pensando alle parole di Henry David Thoreau, autore di uno dei più famosi testi sulla consapevolezza ambientalista, “Walden – Ovvero vita nei boschi”, che lasciò la vita sociale della sua cittadina natale per mettersi, appunto, in cammino alla ricerca di una libertà del tutto diversa, e forse rinnovata, in luoghi che chiunque avrebbe trovato inospitali. Immerso e avvolto completamente e unicamente dalla Natura.
Quando si tenta un’impresa mai riuscita prima, sfidando la montagna, spesso si intraprende il cammino non avendo una chiara idea di quanto possa arrivare in sorte o accadere ma, cammin facendo, si è necessariamente illuminati da un libertà ben più intesa di quella che, a mio parere, si potrebbe arrivare a provare in qualunque altra occasione. Questo è tanto vero quanto più si devono fare i conti con le difficoltà e le possibilità della seconda metà dell’Ottocento, secolo che non dava certo tutto per scontato, come accade ai due protagonisti di questa storia e del già citato Thoreau.
Nel febbraio del 1881, Enrico Abbate ed Edoardo Martinori, segretario e vice presidente della sezione di Roma del Club Alpino Italiano, intrapresero un cammino nel selvaggio Abruzzo, alla scoperta di montagne innevate e luoghi incantati. Grazie alla loro esperienza scalarono per la prima volta in inverno il Monte Velino e il Monte Sirente, per poi giungere a Scanno attraverso le Gole del Sagittario e, infine, al Piano delle Cinque Miglia, spinti dalla sola convinzione di coronare l’impresa, e dal dato di fatto che fra le punte principali dell’Appennino centrale retavano ancora vergine d’inverno il Velino e il Sirente.
Si inoltrarono in un Abruzzo di cui forse, attualmente, restano solo i paesaggi e i monti, raccogliendo memorie e impressioni che oggi possiamo ritrovare intatti in questo prezioso memoriale.
Coloro i quali all’epoca si avventuravano in ambienti ancora inesplorati, davano prova di essere in grado di vivere “in ascolto”, cosa che difficilmente potremmo fare oggi. Definirei il loro atteggiamento parlando di un giusto spirito montanaro, come quello di chi, per intendersi, abbia ancora voglia di andare oltre il limite della scalata pura e semplice, puntando piuttosto alla scoperta intima e solitaria del luogo, che diviene al tempo stesso riscoperta e condivisione poi. Questo, più di qualunque altra cosa, emerge dal presente testo, composto per accompagnare il lettore in prima persona fin dentro l’anima della montagna, in un’impresa che spaventa ben oltre le nostre aspettative odierne.
Per chi come me è abituato a vivere quotidianamente gli scenari di questa avventura e ha più volte scalato il Velino e il Sirente in inverno, leggere queste pagine è risultato più emozionante di quanto potessi in verità immaginare. La fotografia che offre questa lettura d’un ambiente tradizionale spazzato via, dal terribile terremoto del 1915 prima e dalla modernità poi, s’imprime nell’anima e commuove, così come la gentilezza e l’ospitalità delle genti del luogo, che offrirono la propria casa e la propria tavola lì dove i nostri protagonisti non avrebbero trovato diversamente dove dormire.
Oggi come oggi un discreto equipaggiamento invernale, strumentazione precise e vestiario, che adesso potremmo definire commerciale ma che all’epoca era decisamente avveniristico, consentono a un amante dell’ascesa ben allenato di arrivare in cima senza troppe difficoltà, aiutato poi da una meteorologia sempre più affidabile.
Leggere queste pagine dopo aver raggiunto le stesse vette descritte dall’Abbate non dà solo la misura esatta del tempo trascorso, ma ci consente di riscrivere completamente la nostra esperienza in base alla sua, imparando di averne molta più cura e rispetto. Il loro entusiasmo, e ancora la loro attitudine nel compiere un’impresa mai tentata, calcando aree nevose di cui non si era mai fatta prima alcuna esperienza, dovrebbe farci pensare il nostro comodo vivere la montagna di oggi che, sebbene ci consenta molto più di quanto fosse possibile allora, ci ha tolto, forse, quella libertà di cui abbiamo detto citando Thoreau.
Affinché non resti un patrimonio per addetti ai lavori, mi auguro che in tanti abbino tra le mani queste pagine, non solo gli amanti della montagna e della natura. Chi va per monti o frequenta responsabilmente la natura le apprezzerà forse più facilmente per vocazione o attitudine, ma non dovrebbe ritenersene l’unico destinatario. Chi non avesse la fortuna di vivere l’ambiente con la stessa intensità e arrivasse a questo libro anche solo per curiosità, invece, avrebbe l’opportunità, leggendo queste lontane gesta, si assaporare la libertà che forse al tempo nostro stiamo inesorabilmente perdendo.
Qui puoi trovare il libro edito da Edizioni Kirke nel febbraio del 2017
Presentazione di Ercole Wild
Le fotografie qui presenti e nel libro alle pagine 16, 30, 38 e 42 sono del C.A.I. di Roma, che ha autorizzato la pubblicazione.