GIOVENCO, FIUME SACRO DELLA MARSICA: SEGRETI E MISTERI
Dalle pendici dei Monti Pietra Gentile e Parte Calda, nasce il Giovenco, principale affluente naturale dei canali dell’ex bacino del Fucino. Attraversando in direzione sud-nordovest la valle omonima, arrivava all’abitato dell’attuale Pescina, passando per una stretta gola, prima di dividersi, in prossimità del lago che ora non c’è più, in un delta ripartito in rami, uno dei quali raggiungeva Marruvium, l’odierna San Benedetto dei Marsi.
IL DIO DELLA GUERRA SULLE SACRE SPONDE
Probabilmente fu proprio il contatto diretto con la città simbolo dei Marsi a fare del Giovenco un fiume sacro per questo popolo di guerrieri. Ogni anno, infatti, presso le sorgenti del Giovenco, si celebravano le liturgie in onore di Marte Pico, massima divinità del luogo, signore della guerra e, al contempo, delle messi e della terra.
Per un giorno ed un’intera notte, nel mese in cui maturano le messi, il popolo si raccoglieva attorno a grandi roghi sacri in preghiera e canti, fino al giunger del mattino. All’alba, tutti insieme, i Marsi compivano il rito di cospargersi il corpo di rugiada per preservarsi dal male. Ai malati era concesso lavarsi, immergendo il corpo direttamente nel fiume, per chiedere guarigione alle acque.
La salubrità del Giovenco era nota fino a Roma, che ne apprezzava, inoltre, la particolare freschezza.
Plinio stesso, naturalista tra i primi, ne parla, pronto a dire che, proprio grazie alla sua leggerezza, l’acqua del Giovenco era in grado di arrivare all’acquedotto romano della cosiddetta Acqua Marcia – tuttora considerato collettore dell’acqua “più buona di Roma” – senza mescersi con acque diverse nel lago del Fucino, scivolandone sopra, quasi, mantenendo, così, incorrotti sapore e qualità fino alla città.
UN TERRIBILE SEGRETO NASCOSTO NEL NOME
Quest’acqua, dono degli dei, nascondeva, però, un lugubre segreto, rimasto, nei secoli a venire, custodito solo dal proprio nome. Si dice, infatti, che sulle sponde del Giovenco fu combattuta un’aspra battaglia tra i popoli autoctoni e l’esercito di Silla. Nonostante l’aspra resistenza di chi difendeva queste terre, Silla ebbe la meglio e i 18.000 al seguito del sannita Iuventio, periti sul posto, tinsero col loro sangue le acque del fiume che da quel giorno portò il nome del loro comandante.
Il Giovenco, caro agli dei locali, fiume degli eroi, nutrí così generazioni di romani che, non sapendolo, bevvero per secoli il sangue di valorosi guerrieri sconfitti, diluito in quelle che da sempre furono soliti definire “acque prelibate”.