SEMPERVIVUM

SEMPERVIVUM (Sempervivum della famiglia delle Crassulaceae):

Sempervivum MontanumSpesso, camminando in montagna, vi sarà capitato di notare le piccole rosette carnose di questa pianta, riconoscendola subito come “grassa”. Quest’aggettivo, però, non descrive correttamente l’abilità di piante come questa che sopravvivono accumulando acqua e nutrimento nel proprio corpo carnoso. Esiste un termine molto più vicino al mondo culinario che le definisce scientificamente e noi, pensando alla loro forma ben tornita, non potremmo esserne più convinti: esse non sono “grasse”, dunque, ma “succulente”.

STORIA, MITI E LEGGENDE:

Nota per la caparbia resistenza, venne chiamata Sempervivum per la piena adattabilità a terreni inospitali o sassosi già nel IV sec. a.C., quando il naturalista Teofrasto la definì tale con l’equivalente greco del nome che ancora porta. Plinio il Vecchio descrive alcuni degli habitat più comuni del nostro sempervivum, ricordando come spuntasse dai muri o si sviluppasse indisturbato sui tetti. Questa sua naturale predisposizione faceva di questa pianta un perfetto materiale da costruzione, soprattutto nel nord Europa, dove le sue rosette “succulente” riuscivano, sulla sommità dei tetti di paglia, ad impermeabilizzare le abitazioni. I Romani ne facevano un uso molto meno pratico, ma ugualmente diffuso: coltivavano il sempervivum per proteggere le case dai fulmini di Giove, che non avrebbe scagliato la sua ira lì dove avesse trovato una pianta a lui tanto cara da portare anche il suo nome: IOVIS BARBA (lett. barba di Giove). Questo curioso nome le rimane tutt’oggi nella lingua francese, dove il nostro sempervivum è ancora joubarbe. Anche i suoi poteri in qualche modo apotropaici restano del tutto intatti ad oggi, se si pensa che gli inglesi sono soliti piantarlo davanti il portane col nome di “houseleek” ovvero “guardiani della casa”.