Le origini della Befana e il suo magico vagare

LA BEFANA E IL SUO MAGICO VAGARE

La controversa e contrastante immagine della vecchietta vestita di stracci.

Natale è ormai passato ed il nuovo anno ha aperto già le porte ad auguri e buon auspici per il suo trascorrere. Le festività natalizie stanno per concludersi e tutti, soprattutto i bambini, attendono con trepidazione, ansia e felicità la venuta della Befana.

L’origine di questa ricorrenza nell’immaginario collettivo è legata, anzi deriva, dal viaggio dei Re Magi, che, partiti per cercare il Bambino Gesù, si erano persi e avevano chiesto aiuto a questa simpatica ma bruttina vecchietta. Ma non tutti sanno che invece, la nascita di questa figura così controversa risale ancor più indietro negli anni, anni in cui l’uomo aveva ancora un sistema di credenze naturalista e la sua concezione del mondo era legata ai capricci di Dei pagani capricciosi e monelli più che ad una religione monoteista e dogmatica.

Così troviamo i primi segni di questa vecchietta volante in alcuni riti propiziatori pagani ripresi poi dai Romani che, nei 12 giorni successivi il solstizio di inverno, credevano che queste “donne” volassero sui campi come buon auspicio per il raccolto futuro; ancora tracce e caratteristiche della figura della Befana si ritrovano in alcune divinità della Natura (Satìa o Abundìa), legate perciò ai cicli lunari e solari e al raccolto.

È solo con l’avvento del Cristianesimo che si definisce iconograficamente la figura della Befana: quella legata al concetto di Epifanìa intesa, in una interpretazione prettamente cattolica e cristiana, come manifestazione, rivelazione del Signore, del Figlio di Dio.

Nell’immaginario collettivo la Befana è rappresentata come una vecchia, brutta e tutta curva, che vola su una scopa. Una strega insomma.

Ma una strega dal cuore d’oro, capace, secondo la leggenda, di accusare sensi di colpa per l’aiuto negato ai Re Magi nella loro ricerca del Salvatore: sopraffatta dal rimorso, esce dalla sua capanna in groppa alla sua scopa e, avendo perso le tracce dei Magi, decide di lasciare un dono nelle case di tutti i bambini, per riparare alla scortesia avuta nei confronti dei tre Re venuti a rendere omaggio al Bambin Gesù. Succede nella notte tra il 5 e il 6 Gennaio.

Sebbene quindi sia una festa dal sapore dolceamaro tipicamente cristiano, la ricorrenza del 6 Gennaio affonda le sue radici nel Paganesimo.

Oltre al culto romano legato alla Dea Diana, alla dea Satìa o Abundìa, alcune fonti parlano di questo personaggio legato al culto della Madre Terra: la vecchietta brutta e stanca rappresenterebbe la Madre che vuole riposarsi dopo aver dato tutte le energie all’umanità; vuol farsi incenerire dal Sole, dopo un lungo periodo di oscurità, e rinascere dalle sue ceneri in Primavera, rinnovata e vigorosa. Ma tutto non senza lasciare un ultimo dono, soprattutto ai bambini: ed eccola quindi, sulla sua scopa, a girovagare per le case.

Da questa idea del bruciare come passaggio verso la rinascita primaverile, nasce la tradizione, tipicamente Nord Europee di accendere dei fuochi e di ardere fantocci vocativi e di far danzare attorno ad essi adulti e piccini.

È la rappresentazione fisica di buttare nel rogo un passato carico di cose da dimenticare e annientare, per poi rinascere dalle ceneri come la Fenice ( e questo spiegherebbe anche l’impiego del carbone come dono per i più malvagi).

Una ulteriore prova comunque, di come le apparenze ingannino. E meno male! Un gran sollievo per i nostri bambini ma… attenzione! Il carbone è in agguato…per tutti!

di Silvia Collalti