Archippe, un’Atlantide marsa perduta nelle acque di un lago scomparso
Il mito di una città di cui la storia perse quasi del tutto memoria si lega al destino del lago del Fucino, bacino ormai scomparso che per secoli ne nascose ogni traccia, cullando nel profondo delle sue acque tutto il fascino della sua leggenda. Oggi che persino l’antico lago non ci divide più dalla città che le sue acque avrebbero inghiottito secoli fa, possiamo ancora vivere della splendida magia di questa città scomparsa che solo i monti videro crescere, vivere e poi, inesorabilmente, morire?
Forse sorprenderà i meno accorti scoprire che un grande letterato francese come Alexandre Dumas già fantasticasse sull’ipotesi che il prosciugamento del grande lago abruzzese desse modo di svelare i tanti misteri legati alla celeberrima Archippe, che egli stesso, immaginandosi nella mente degli antichi, si spinge a definire ottava meraviglia del mondo. Effettivamente, fino al definitivo lavoro di bonifica, ogni possibilità certa di chiarire l’origine della città sembrava cosa vana, ma cosa accadde davvero dopo?
Chiunque ne abbia scritto o fatto cenno in epoca antica, da Virgilio a Plinio, che prima di lui riprendeva Gneo Gellio, non avrebbe potuto davvero conoscerla, dal momento che Archippe, come altri insediamenti interni al bacino, sembrerebbe essere stata inghiottita seppur gradualmente dalle acque del Fucino intorno al IX secolo a.C., in seguito ad una lunga fase di cambiamenti climatici che definì un consistente aumento delle acque del lago in breve tempo. Quello che di vivo restò e restò molto a lungo furono le mille storie e leggende legate allo splendore di una città monumentale che avrebbe dovuto essere la prima di qualunque altra città dell’antico popolo dei Marsi. Eppure “come raccapezzarsi tra il vero e il falso, quando alle nebbie del lago si aggiungono quelle assai più fitte della storia?” chiede ancora il nostro Dumas, incuriosito come noi ed impaziente di avere riscontri concreti di tanta bellezza ancora misteriosa.
Del resto le nostre fonti antiche non sembrano aver dubbi sulla reale esistenza di Archippe, dal momento che per Plinio sarebbe stata addirittura la prima città marsa mai fondata, eretta ben prima di Marruvium e ben più ricca delle altre di cui la storia ci parla, mentre Virgilio, un secolo prima di lui, nomina un re marso, Archippo, che certamente va ricondotto al mito di Archippe, se non altro per l’assonanza non casuale del nome che porta. Nell’Eneide, infatti, il fortissimus Umbro, che arrivava a sostegno di Turno nella guerra contro Enea era il noto eroe locale Umbrone, sacerdote marso con l’elmo ornato d’una ghirlanda di ulivo fecondo, che il re Archippo spediva in guerra tra i più valorosi spiriti guerrieri di tutto il popolo (Aen. VII, 752 e ss.). Non restava dunque che far emergere la sacra Archippe, patria dei primi marsi, dalle acque scure del lago che ne serbò il ricordo per secoli e possiamo ben immaginare lo stupore crescente di studiosi ed amatori quando, alla fine dell’Ottocento, giunti quasi al completamento dell’opera di prosciugamento del Fucino, i resti di alcune strutture e sepolture vennero effettivamente alla luce. Dissolte le nebbie del lago, dunque, la storia sembrò dar ragione al mito e nell’area antistante l’abitato di Ortucchio, lì dove la fantasia e qualche racconto locale aveva sempre immaginato l’antica bellezza dei resti di Archippe, gli archeologi rinvennero infatti dei resti effettivamente riconducibili al X-IX sec. a.C. Molto probabilmente l’abitato fu luogo di scambi e vita sociale stabile per tutto l’Eneolitico, durante l’età del Bronzo e forse fino alla prima età del Ferro, epoca in cui si verificò il definitivo abbandono in favore di zone più riparate dalle acque in crescita. La lenta dissoluzione dell’abitato mitico di Archippe, all’epoca, fu dunque inevitabile e nulla poterono gli antichi abitanti della città contro le acque del lago. Furono dapprima costretti ad abbandonarla e poi dovettero assistere impotenti al lento crescere del Fucino che se ne appropriava, spingendo la prima e più splendida delle loro città negli abissi. Solo ora, che il lago non esiste più e gli uomini hanno deciso per queste terre un corso diverso nel loro destino, mito e verità storica hanno potuto finalmente svelare l’incanto della città che tanto affascinava Dumas: lì dove la piana ora è più fertile sorgeva davvero Archippe, città straordinaria rapita dalle acque.