Una giornata sul Velino: Momenti, istanti ed ore che valgono una vita. Traversata in solitaria.
Forme, Casale da Monte, Fonte Canale, Colle Pelato, Canalone Centrale, Monte Velino, Costognillo, Rifugio Capanna di Sevice, Sentiero n.3, Santa Maria in Valle Porclaneta, Rosciolo dei Marsi.
Parco Naturale Regionale Sirente-Velino
1500 m di dislivello c.a.
12 km c.a.
Per la domenica di Paqua ho deciso di andare in solitaria sul Monte Velino e fare la traversata da Forme a Rosciolo dei Marsi.
Per andare in montagna in solitaria bisogna conoscere molto bene il territorio e le proprie capacità fisiche.
Ogni volta che salgo sul Velino provo diverse sensazioni ed emozioni che mi formano nel profondo, donandomi nuove energie.
É ancora notte quando suona la sveglia, mi avvio verso il paese di Forme e parcheggio la macchina vicino il Rifugio Casale da Monte.
Ricontrollo lo zaino, lampada frontale in testa e si parte. Silenzio dovunque. Dopo una mezz’ora di cammino mi fermo ad ammirare il sole che sorge: una bellezza primigenia avvolge tutto il mio corpo. Ho fatto miei quei raggi solari che accompagneranno per tutto il giorno le attività di Pasqua nelle valli, nei paesi ed in città. Ad un certo punto il silenzio viene interrotto di colpo da un rumore improvviso: mi giro e vedo un branco di cervi correre liberamente di fronte al mio sguardo: salgono su per il pendio montuoso, verso il Monte Cafornia, e poi si fermano a guardarmi incuriositi. Io penso alla loro bellezza, al loro stare al mondo per vivere liberamente nella natura più selvaggia. Mentre mi guardano, mi domando cosa pensino di me, chissà se un giorno potremmo mai essere liberi veramente come loro…
Un lieve venticello mi accompagna fino dall’inizio del sentiero, dove il Monte Velino e il Monte Cafornia si tengono per mano come due compagni inseparabili. Prendo il sentiero n.6 ( Direttissima), fino ad arrivare a quota 1700 m, in un punto panoramico di notevole bellezza. Sopra la mia testa vedo volteggiare una coppia di Grifoni, prendo il binocolo e mi fermo ad osservare il loro volo. Riprendo il mio cammino, dirigendomi verso sinistra per iniziare l’ascesa al Monte Velino per il Canalone Centrale. Arrivo sulla neve, metto i ramponi ai piedi e prendo la piccozza. Guardo in alto, devo fare circa 700 m di dislivello con pendenze dai 30° ai 50°.
Mi avvio, il mio passo é costante come il respiro, penso di nuovo ai cervi che mi osservavano, e quando la salita mi mette alla prova, il ricordo del loro sguardo mi aiuta a superare la fatica. Mi fermo ad osservare il panorama: sulla destra il Monte Cafornia mi osserva e mi scruta dall’alto. Guardo in basso ed il mio pensiero corre ad epoche antiche: gli Equi, Alba Fucens e Roma, gli antichi popoli Marsi, il Lago del Fucino, La battaglia di Tagliacozzo, Corradino di Svevia, Carlo d’Angio e tutti i secoli a venire. Penso al frastuono delle battaglie, le faccende giornaliere del loro quotidiano, del loro avvenire… Penso a come uomini illustri e popoli antichi abbiano osservato queste montagne e come queste montagne abbiano osservato per secoli la loro vita.
Riprendo il mio cammino e ad un centinaio di metri da me vedo una persona che ha deciso, anche lui, di trascorrere la pasqua sul Monte Velino. Sento un rumore improvviso: è un sasso e sta rotolando a forte velocità nella mia direzione. Mi sposto e mi proteggo bene sotto un masso, ma grido fortemente “Sassoooo” per avvisare la persona dietro di me dell’imminente pericolo, attendo qualche istante e vedo che anche lui riesce ad evitarlo. La salita si fa sempre piú ripida, le punte dei ramponi mordono la neve con coraggio e volontà, il mio passo non si arrende, ogni tanto mi fermo ad osservare panorami, riprendere fiato e fare foto. Arrivo all’altezza della vetta del Monte Cafornia, la vedo lucente e brillante, mi fermo ad osservarla con gioia, vedo i riflessi della neve che si abbracciano tra di loro, sono come danzatori che si muovono al passo di una melodia antica.
Decido di proseguire, svalico e sono completamente abbracciato dal Vento delle Vette. È gelido, ogni parte di lui mi entra nel corpo e nella mente, al contempo riscalda e mi fa sentire completamente vivo. Gioisco ogni volta che lo incontro, come un amico sincero e fedele che può aiutarti nei momenti difficili. Arrivo in sua compagnia alla croce di vetta del Monte Velino, qualche foto di rito e proseguo il mio cammino. Ho deciso di affrontare la traversata fino a Rosciolo dei Marsi, mi incammino in direzione Costognillo per poi arrivare al Rifugio Capanna di Sevice e mangiare qualcosa. il vento mi accompagna ancora per un pò.
Mentre proseguo il mio cammino, avverto dei brividi particolari, non ho freddo, non ho caldo, sono brividi di gioia e felicità. Sono nel mio mondo, sorrido, mi fermo ad ascoltare il richiamo delle altezze, comprendo che é proprio questo che ha provocato in me quei brividi, mi ha detto di salire con piú calma e non perdere il trascorrere di ogni singolo istante di questi, che resteranno in me come momenti e ricordi indimenticabili. Ho tutto il tempo che voglio, é presto, il meteo é buono, e posso concedere e concedermi. I monti intorno a me sono un mondo stupendo che é lí da migliaia di anni, anche se le fuggenti abitudini del moderno non ci permettono piú di vederli. Poco prima stavo procedendo velocemente per arrivare presto al rifugio a mangiare, ma quel brivido mi ha fermato e ha richiamato il mio passo a piú alte riflessioni di vita e l’ho ascoltato. Ora posso proseguire verso la mia meta con maggiore consapevolezza. Arrivo al rifugio, mangio un panino e mi faccio accarezzare dal calore del sole e dai riflessi della neve, sto qui per un’oretta, non ho fretta, “immagazzino” nel cervello i prati e le vette avvolte dalla neve, ogni volta che ne avrò bisogno, nei momenti difficili, farò mio tutto questo per darmi piú forza. Decido di riprendere il cammino per il sentiero n.3 fino ad arrivare a Santa Maria in Valle Porclaneta. La discesa dal Rifugio é colmata dai pensieri della giornata. Avevo ancora molto tempo prima che facesse notte e non sono andato di fretta, mi sono fatto prendere da quelle immagini ed ho camminato in loro.
“Alzo gli occhi verso la vetta, lei mi chiama ed io risponderò.
Il sentiero é nel respiro, nell’ascesa io crescerò.”
Sono partito con questa riflessione e sono tornato portandola a compimento.