MONTE OLIMPO: sulla Vetta degli dei per abbracciare un cielo più vasto
Sulla vetta degli dei, sul MONTE OLIMPO (in greco Ὄλυμπος), in Grecia, abbiamo abbracciato il cielo e le nuvole, sacre agli antichi e care ad Omero, salendo per oltre duemilanovecento metri sul livello del mare Egeo, da cui partì Ulisse. Un tuffo nel mondo del mito europeo per eccellenza, sulle rocce brulle della vetta più alta, che non a caso porta il nome solenne di Mitikas (2917 m.), abbiamo varcato la soglia che gli antichi greci ritenevano invalicabile, arrivando a quello che fu il confine naturale tra la Tessaglia e la Macedonia dei grandi re.
L’etimo dell’antico nome del monte, secondo molti studiosi, va ricondotto proprio all’inaccessibilità, vera o presunta, di cui parlano gli antichi, quando raccontano di una fitta coltre di nubi, fedeli a Zeus, che nascondono per gran parte dell’anno la vista della vetta.
Olympos, dal suffisso -mpos che ne indica la posizione e il verbo ollumi, quale “impedimento”, “ostacolo”, “barriera”, oppure “dalla cima circondata” stando alle radici indoeuropee riconducibili al lemma. Quale che ne fosse l’origine esatta, al di là delle tesi linguistiche, vero è che non fu certamente nè l’altezza nè l’impervia crudezza della roccia ad impedirne l’ascesa, quanto piuttosto la tradizione ed il riserbo che gli antichi consolidarono nei secoli e che, nei secoli appunto, imposero una distanza celeste tra il loro piano e le altezze celesti dimora degli dei immortali.